Si ringrazia il Comune di Fagagna per aver messo a disposizione i materiali storici, patrimonio del Museo della Vita Contadina Cjase Cocèl.
In occasione della Prima Esposizione Agricola di emulazione fra i contadini dei Comuni di Colloredo di Montalbano, Rive d’Arcano, Fagagna, Martignacco, Moruzzo, Pagnacco e Tavagnacco, organizzata dai Conti di Brazzà nel 1891 nel parco del loro Castello, fra i diversi prodotti esposti, la Contessa Cora allestì una piccola mostra di giocattoli che lei stessa aveva acquistato in Svizzera e in Germania. Questi balocchi, creati dai contadini di quei Paesi durante i periodi di inattività, costituivano di fatto una fonte di reddito sicuro e perciò, insieme alla lavorazione del merletto, anche questa attività fu ritenuta da Cora un interessante modello da proporre. A questo punto la storia dell’Industria dei Merletti e quella del Laboratorio Giocattoli inevitabilmente s’intrecciano: le due imprese crescono e si sviluppano insieme.
Nel 1896, Cora di Brazzà dovette partire per l’America. Preoccupata per la sorte che in sua assenza avrebbero avuto le imprese da lei fondate, chiese consiglio al Senatore Gabriele Luigi Pecile, con il quale fu deciso di affidare la direzione della Scuola Merletti di Fagagna a Noemi Nigris che riorganizzò le attrezzature, rinnovò i materiali e fece allestire presso il Municipio di Fagagna la Scuola e probabilmente anche il Laboratorio Giocattoli. Rientrata in Friuli la contessa Cora, accompagnata dalla figlioletta Idanna e da Noemi Nigris, si recò in Germania, a Norimberga, Sonneberg e dintorni, regione questa che era conosciuta per la notevole quantità e la varietà della produzione di balocchi. Il viaggio fu fruttuoso, sia per l’entusiasmo che aveva suscitato che per la consistente campionatura raccolta. Nel laboratorio friulano si confezionavano i vestitini per le bambole, mentre le teste in bisquit erano importate dalla Germania. La Nigris scrisse una puntuale relazione sul Laboratorio dei Giocattoli di Fagagna a Sua Maestà la Regina Madre Margherita di Savoia che diede il suo appoggio morale e finanziario all’impresa.
Alla sistemazione provvisoria del laboratorio fece seguito, nel 1911, il trasferimento nei locali della Casa della Gioventù, istituzione sorta al centro di Fagagna dove convivevano diverse attività a sostegno di bambini e adulti. Nel paese la produzione di giocattoli fu garantita anche dal lavoro individuale di abili artigiani.
Per qulache anno, la produzione ebbe successo, ma poi subì un calo a causa della concorrenza spietata della Germania. Per fronteggiare la crisi, alla fine del 1915, le Signore della società Le Industrie Femminili Italiane, sostennero il rilancio dell’impresa. Fu così che, con il supporto della gentildonna Bona Luzzato Weillschott, nell’ottobre del 1916 la sezione Le Industrie Femminili Italiane di Udine partecipò alla mostra delle piccole industrie friulane con una campionatura unica nel suo genere e tanto originale da reggere pienamente il confronto con i balocchi presentati da altre ditte artigiane del Friuli. Olga Renier e Noemi Nigris furono segnalate dalla stampa locale per l’alta qualità della collezione di orsi bianchi (simili agli inglesi Teddy Bear), galline, galli chanteclear, conigli, cani, pinguini, topi, foche, una collezione che eguagliava e superava a volte in finezza di forme ed espressione quello già esistente all’estero.
Nel 1917, il Laboratorio Giocattoli della Casa della Gioventù di Fagagna contava ottanta operaie, ma in seguito all’invasione austriaca del 1917-1918, il laboratorio fu distrutto e fu anche saccheggiato dagli abitanti del luogo che, vessati dalla miseria, non esitarono ad accaparrarsi i preziosi velluti, le sete e le strutture in ferro e legno, oltre ai giocattoli rimasti.
Cosa è rimasto ora del Laboratorio Giocattoli di Fagagna? L’unica documentazione pervenutaci sono i giocattoli, conservati nel Museo della Vita Contadina Cjase Cocèl, che fortunatamente si salvarono dalla distruzione in quanto erano stati inviati all’esposizione di Venezia del 1917. Insieme a questi romantici oggetti, anche le fotografie contenute nell’album Casa della Gioventù Fagagna (Udine), redatto da Noemi Nigris, descrivono efficacemente le produzioni e le mostre di quegli anni.
Testi e immagini a cura di Carmen Romeo.